sabato 18 dicembre 2010

DUE MA NON DUE. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico

Contingenze trasversali, oil on canvas (100x40+100x140), 2005


The white flowers and red roses of the mystic garden:

the “pictorial constructions” of Salvatore Santoddì

 

 

 by Vitaldo Conte


I confess that not many years ago I’ve “rediscovered” the new image painting, one of the young artistic new expressions. Painting, which has always had subsequent downturns and resurgences, may be a “trespassing” means of expression for the last generation artists. As I’ve already said many times in the past, it may become a “different” space to go through with conventional techniques and iconographies, allowing in the meantime to read social and communication changes. Painting becomes a sort of display; a mirror for pulsional interior self-portraits, projections and hybridisations listening to uneasenesses and expectations; it becomes chronicle: the pictorial act becomes “an event that makes it happen” describing the reality as well as the author’s alchemical and mystical suggestions. 
[...]
The new image painting guidelines are also those of the young Sicilian artist’s work and path: “the painter of terrestrial transits” makes coincide the artistic time with his own private reflection and meditation time. Its poetics is “constructed” and amplified by the “double” dialectics: “the painting into the painting”, as well as the variable diptych and triptych and the duplicity of significations, the latter becoming themselves impalpable environments.
[...]
With his artistic eyes, Santoddì stares at the fragments of different realities, variegated masks/illusive readings of reality. Corporal and metaphorical appearances, animated inside and in their pictorial substance, denote their never ending transformation. The sense of his work is expressed by the energy of creation, the responsive search for harmony of his pictorial “constructions”.

This personal exhibition – it’s not a chance is carried out in the author’s town - is a display of invisible white flowers and red roses in the sacred garden of art offered you by the artist and myself.

According to mystic artists, art has always been and still is a means to understanding the flowers and constructions “beyond.”


 

 

 

Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico:

costruzioni pittoriche’ di Salvatore Santoddì

 

 di Vitaldo Conte


Self-alter portrait
Confesso di aver “riscoperto” solo da qualche anno la pittura d’immagine, nelle giovani espressioni artistiche, come un possibile linguaggio innovativo. Il quadro e la pittura, pur avendo conosciuto, negli ultimi decenni, occultamenti e imprevedibili rinascite, possono rappresentare, per l’ultima generazione, un mezzo di espressione “sconfinante”. Hanno la possibilità di divenire, come ho già sottolineato in passato, uno spazio “altro” da attraversare, anche con le tecniche convenzionali e le iconografie più consuete, leggendo nel frattempo i mutamenti sociali e di comunicazione. Il quadro diviene schermo e specchio per “autoritratti” pulsionali e interiori, proiezioni e ibridazioni che ascoltano inquietudini e aspettative, la cronaca: l’atto pittorico diviene “evento che fa accadere” il racconto delle sue realtà, insieme alle alchimie e mistiche “viventi” nell’autore.[...]
...il “pittore dei transiti terrestri” vuole far coincidere il momento dell’arte con quello del proprio percorso meditativo e di riflessione. La sua poetica “si costruisce” e si amplifica con la dialettica del doppio: “il quadro nel quadro” e ‘il dittico o il trittico variabile”, ma anche con la duplicità delle significazioni che diventano esse stesse ambienti impalpabili. [...]
Santoddì fissa, con il suo occhio artistico, i frammenti delle varie realtà che diventano la nostra variegata maschera-illusione di lettura. La loro continua trasformazione può essere “appuntata” con le apparenze corporali e metaforiche, “animate” con la natura interna e nella sostanza pittorica. Il senso del lavoro è espresso con l’energia della creazione, attraverso la sensibile ricerca di armonie raccontate nella ‘costruzione’ pittorica. A questa sua mostra personale, che non a caso si svolge a Caltagirone (la sua città), l’artista (e anche il sottoscritto) offre invisibili fiori bianchi e una rosa rossa nel giardino sacro dell’arte: per diversi mistici, l’arte è stata (e continua ad esserlo) una ‘maschera’ per comprendere i fiori e le costruzioni dell’oltre.

Great Tower, oil on canvas (100x50+100x140+100x40), 2006


 

The Dolmen of proud Aeneas: a landfall after a long voyage


Listening to terrestrial transits, we start moving from the hills: soft relieves being as smooth as the flanks of benevolent mermaids resting on land; we go ahead into a countryside enriched by human presence, where cranes and towers are a proof of Aeneas’ landfall and the foundation of a town.
Ritratto del prof. Perniciaro, oil on canvas (80x120), 2006
Salvatore Santoddì starts to disclose his tale through images giving us an atmosphere rich in myth, the Oriental Myths surrounding Sicily since the beginning of time, coming out with the strength of universal histories. He shifts from Sicily to the universal Indo-European roots of our history, philosophy and culture.
Professor Perniciaro looks at this path he himself is part of: he integrates into the landscape at his back – see the punctual and resolute references – and, like one of the Lares, presides over the path chosen by Santoddì, where the particular becomes the universal. A sunny and completely empty square whose architectural elements look as if they were bare scenarios of Cinecittà ascends to a unique peak, the precious Tower, a dolmen elevated by modern men in attempt to reach the Spirit; a brick and plaster pyramid crashing down like a stalagmite (calcareous or fibreglass?)
Untitled, oil on canvas (50x50), 2007
The “earlier“ works already showed the path then followed by the artist, his strong attraction towards symbols and duality, his multiple reading paths. His increasingly exuberant recent works, show a more manifest interaction between landscaping and mystic (if not mythical) iconography : Life is symbolized by the feminine element, leaves and flowers breaking into a Sicilian landscape; green and moist but also dry and yellow landscapes are matched to explosive and dominating solid nude female bodies.
The explicitly declared philosophical meaning of such elements reminds me the paintings of Ferrara’s masters, Cosmé Tura and Francesco del Cossa, where ancient Madonnas were depicted with flower, fruit and vegetable chains linked by little pearls and corals.
Such unequivocal symbols can only be deeply understood those who have knowledge of the symmetry between such symbols and Christian eschatology.
Mistica Torre nel paesaggio, oil on canvas (50x100+50x40), 2007
So, although reminding these ancient artists, Salvatore Santoddì has a completely different accent: a deep mediterraneity pervades his paintings, giving them a strong vital force.
But I do not want to explain the artist’s works, as they are clearly intelligible. The artist himself, if he wants to, will explain his ideas and the philosophy behind his paintings and their titles.
His works have now an independent life. They have no need to be commented.
You may only interpret them, helped by your interiority.


Giuliana Mazzola


Donna-Totem, polyptic, oil on canvas, 130x120, 2007

Il dolmen di Enea: il ringraziamento dopo un lungo viaggio.


Ascoltando transiti terrestri si parte dalle colline, che sono dei rilievi morbidi come i fianchi di benefiche sirene che si stanno riposando sulla terra; la mappatura della campagna si arricchisce della presenza umana, ed il viaggio continua tra gru e torri che testimoniano l’arrivo di Enea e la fondazione di una città.

Particular Contingenze trasversali
Salvatore Santoddì sta dipanando il suo racconto e usa l’immagine per regalarci un’atmosfera carica di mito, un mito orientale che dalla notte dei tempi si risveglia in terra siciliana e si ripropone con la forza delle storie universali. L’artista transita e passa dalla sua Sicilia all’universalità delle radici indoeuropee di tutta la nostra cultura, la nostra storia e la nostra filosofia.

Particular Great Tower
Il professor Perniciaro guarda questo percorso di cui lui stesso è parte: si integra nel paesaggio alle sue spalle, i riferimenti sono puntuali e decisivi, e come un lare benefico presiede al percorso che porta l’artista Santoddì a universalizzare il particolare che gli sta intorno. Un’assolata piazza, assolutamente vuota, in cui gli elementi architettonici si propongono a noi come scenari vuoti di Cinecittà, ascende in un'unica punta, la Torre preziosa, un dolmen che elevano gli uomini moderni nel tentativo di arrivare allo Spirito; una piramide col la base di mattoni ed intonaco che si ripiega su se stessa come una stalagmite (calcarea o in fibra di vetro?).

Già da queste opere “più vecchie” era chiaro il cammino che l’artista avrebbe continuato a seguire, la sua forte attrazione verso il simbolo e la dualità, molteplici i piani di lettura che Santoddì ci ha sempre proposto: nelle opere più recenti il paesaggio interagisce ancora più manifestamente con l’iconografia mistica (ed io aggiungerei anche mitica) e le sue opere hanno un aspetto sempre più rigoglioso: la Vita si manifesta nei suoi simboli attraverso l’elemento femminile, le foglie ed i fiori che entrano da protagonisti sopra gli sfondi del paesaggio siciliano, un paesaggio verde e umido di primavera od anche secco e giallo accostato alla pienezza di un corpo femminile nudo che prorompe, completa e domina il tutto.

Il significato filosofico legato a questi elementi è dichiarato esplicitamente dall’autore ed in questo senso il suo lavoro mi richiama alla mente le tavole dei maestri ferraresi, Cosmé Tura e Francesco del Cossa, che inquadravano le loro Madonne con ghirlande di fiori, verdure e frutti legate con perline e coralli. Una simbologia esplicita , che però poteva venir letta in profondità solo da chi conosceva la corrispondenza dei simboli con l’escatologia cristiana. Se il punto di partenza può essere simile il risultato di Salvatore Santoddì ha un accento completamente diverso, la sua mediterraneità impregna le tele e ne fa trasudare una grandissima forza vitale.

Ma non voglio mettermi a spiegare i quadri dell’artista, che peraltro hanno già da soli un ‘ottima leggibilità; se l’artista lo vorrà racconterà lui direttamente le sue idee e la filosofia che sottende alla scelta sia dei quadri che dei titoli. Le opere vivono ormai di vita propria e non hanno bisogno di commenti, al massimo dell’interpretazione che ogni spettatore si sente di dare loro nella propria interiorità.


Giuliana Mazzola

La città contingente, oil on canvas, 100x100, 2007





Le mostre

 

 

 2007

 

Caltagirone


Aperta fino al 29 novembre, la personale allestita al Museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane, dal significativo titolo "Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico", presenta le ultime opere dell'artista siciliano, in cui domina il tema floreale, inteso come intima costruzione di un giardino mistico interiore e segreto.
Nella suggestiva serie di lavori che costituiscono il percorso espositivo, l'artista rivela una profonda introspezione attraverso la quale, partendo dall'osservazione del suo luogo d'origine, la Sicilia, egli ritrova una ricchissima stratificazione di culture differenti e spesso contrapposte, da quella greca e normanna, appartenente alla storia siciliana, fino a toccare i principi fondamentali delle religioni orientali, e in particolare del buddhismo: un incontro perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui nelle immagini del passato, ritratto nelle chiese e nelle cattedrali che appaiono in ricostruzione, compare la visione del futuro.
Secondo il testo del catalogo, è l'occhio, "il più spirituale degli organi umani", ad oltrepassare il rapporto spazio/tempo, procedendo in una ricerca interiore dove personaggi e ambienti assumono un valore spirituale e contemplativo, una sorta di migrazione verso nuovi orizzonti, intrapresa per dimenticare il dolore del vivere.
Curato da Vitaldo Conte, il catalogo che accompagna la mostra narra la storia artistica e intellettuale di Salvatore Santoddì, illustrando le complesse sfaccettature delle sue opere, dove la spiritualità, il sogno, la memoria, la mistica si materializzano, imprevidibilmente, in immagini e ritratti.
Elisa Mino 












Due ma non due
Personale di Salvatore Santoddì
Museo Civico delle Ville Storiche Siciliane e Caltagironesi
Via Santamaria di Gesù , Caltagirone (CT)
Fino al 29 novembre 2007
Orario: dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 13.30 e
dalle 16 alle 19; domenica dalle 9.30 alle 12.30 e
dalle 16 alle 19; lunedì chiuso



2008 

Milano 

 

Le Opere piu' recenti di Salvatore Santoddi' allo Spazio Entroterra
Due ma non Due: Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico
Un artista ispirato ai molteplici significati della sua terra, la Sicilia
La mostra, già presentata con successo presso i Musei civici di Caltagirone, presenta gli ultimi lavori di Santoddì la cui pittura è incentrata sull’elemento floreale (loto bianco, rosa rossa, ghirlande), inteso come “costruzione interiore e segreta di un giardino mistico”, che allude in un certo qual modo alla stessa condizione esistenziale dell’uomo. Per l’occasione sarà presentato un catalogo curato da Vitaldo Conte, che ci racconta il percorso artistico dell’artista.
Una visione mistica, dunque, collocata nel contesto natio, la Sicilia, in cui i personaggi sono quasi sempre sospesi e immersi nel paesaggio che li comprende come parte integrante, avvolti nella spirituale ricerca di se stessi. Qui “L’occhio, il più spirituale degli organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall’inizio appare come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore Santoddì” (D. Amoroso, dal testo in catalogo).
La profonda sensibilità dell’artista emerge dalle sue tele: in esse si riconosce una stratificazione di culture, a partire da quella greca e normanna, che tanto prosperò in terra siciliana, fino a quella buddista. Un mix perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui attraverso i segni del passato (chiese madri, cappelle, cattedrali che rinascono in cantieri con gru) si possono leggere i semi del futuro. Così corpi femminili navigano sospesi in contemplazione, lungo vaste distese di verde sulle vestigia delle vecchie culture, alla ricerca del proprio cammino, come fanno gli uccelli migratori che si spostano in luoghi molto lontani, nell’illusione di approdare in nuovi lidi e cancellare la condizione dolorosa del vivere.
Fabio Calderola

Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico  
Dal 1 marzo al 17 aprile
Inaugurazione: 1 marzo alle ore 17:30, con la presenza dell’artista
Associazione Culturale Entroterra
Via Biancospini 2, Milano
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle19 e
sabato dalle 11 alle 19
Ingresso libero


Flowers, dyptic, oil on canvas (50x150+50x150), 2006

ARTE LAB


Salvatore Santoddì. DUE MA NON DUE
Allo Spazio Entroterra di Milano gli ultimi lavori dell’artista siciliano: “Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico”
a cura di Redazione, il 21/03/2008
Ha inaugurato presso lo spazio Entroterra la mostra personale di Salvatore Santoddì dal titolo “DUE MA NON DUE. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico”. L’esposizione, in programma fino al 17 aprile 2008, presenta gli ultimi lavori di Santoddì, la cui pittura è incentrata sull’elemento floreale (loto bianco, rosa rossa, ghirlande), inteso come «costruzione interiore e segreta di un giardino mistico» che coinvolge in un certo qual modo la stessa condizione dell’uomo.
 
Il percorso artistico di Santoddì nella critica di Vitaldo Conte
Per l’occasione è stato presentato un catalogo curato da Vitaldo Conte, in cui quest'ultimo racconta il percorso artistico dell’artista: «L’ultima pittura d’immagine può divenire pratica creativa di mistica, attraversando dialettiche linguistiche imprevedibili (come con la fotografia) e maschere figurali, che liberano visivamente i percorsi meditativi dell’autore. Nello stesso tempo “memorizza” istanze mitiche e movimenti del sogno, emergenti come apparenze sulle stesure narrative della tela. Queste direzioni sono “presenze” nel lavoro del giovane pittore siciliano Salvatore Santoddì che fa coincidere il momento dell’arte con quello del discorso interiore» (dal testo in catalogo).

«Il rapporto spazio/tempo come uno degli enigmi più affascinanti e importanti»
«Una visione mistica, dunque, che ha luogo nel suo paesaggio natio, la Sicilia, in cui i personaggi sono quasi sempre sospesi e immersi nel paesaggio che le comprende come parte integrante, avvolti nella spirituale ricerca di se stessi. Qui «L’occhio, il più spirituale degli organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua imperscrutabile profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall’inizio appare come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore Santoddì» (Domenico Amoroso, dal testo in catalogo).

Nelle tele dell’artista siciliano un mix perfetto di spiritualità e paesaggio
Una profonda sensibilità dell’artista che emerge osservando le sue tele intrise di introspezione: in esse si riconosce una stratificazione di culture, a partire da quella greca e normanna, che tanto prosperò nelle terre siciliane, fino a toccare i principi fondamentali delle religioni orientali, in particolar modo quella buddista. Un mix perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui attraverso i segni del passato (chiese madri, cappelle, cattedrali che rinascono in cantieri con gru) si possono leggere i semi del futuro.
Così corpi femminili navigano sospesi in contemplazione, lungo vaste distese di verde, sui cimeli delle vecchie culture, alla ricerca del proprio cammino, come fanno gli uccelli migratori che si spostano in luoghi molto lontani, nell’illusione di approdare in nuovi lidi e cancellare la propria dolorosa condizione del vivere.

S. T., oil on canvas, 120x150, 2006


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