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Contingenze trasversali, oil on canvas (100x40+100x140), 2005 |
The
white flowers and red roses of the
mystic garden:
the
“pictorial constructions” of
Salvatore Santoddì
by Vitaldo Conte
I confess that not many years ago I’ve “rediscovered” the new
image painting, one of the young artistic new expressions.
Painting, which has always had subsequent downturns and resurgences,
may be a “trespassing” means of expression for the last
generation artists. As I’ve already said many times in the past, it
may become a “different” space to go
through with conventional techniques and iconographies, allowing in
the meantime to read social and communication changes. Painting
becomes a sort of display; a mirror for pulsional
interior self-portraits, projections and hybridisations listening to
uneasenesses and expectations; it
becomes chronicle: the pictorial act becomes “an event that makes
it happen” describing the reality as well as the author’s
alchemical and mystical suggestions.
[...]
The
new image painting guidelines are also those of the young Sicilian
artist’s work and path: “the painter of terrestrial transits”
makes coincide the artistic
time with his own private reflection
and meditation time.
Its poetics is “constructed” and amplified by the “double”
dialectics: “the painting into the painting”, as well as the
variable diptych and triptych and the duplicity of significations,
the latter becoming themselves impalpable environments.
[...]
With
his artistic eyes,
Santoddì stares at the fragments
of different realities,
variegated masks/illusive
readings of reality. Corporal and metaphorical appearances, animated
inside and in their pictorial substance, denote their never ending
transformation. The sense of his work is expressed by the energy of
creation, the responsive search for harmony of his pictorial
“constructions”.
This
personal exhibition – it’s not a chance is carried out in the
author’s town - is a display of invisible white flowers and red
roses in the sacred garden of art offered you by the artist and
myself.
According
to mystic artists, art
has always been and still is a means to understanding the flowers and
constructions “beyond.”
Fiori
bianchi e rosa rossa nel giardino mistico:
‘costruzioni
pittoriche’ di Salvatore Santoddì
di Vitaldo Conte
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Self-alter portrait |
Confesso
di aver “riscoperto” solo da qualche anno la pittura
d’immagine, nelle
giovani espressioni artistiche, come un possibile linguaggio
innovativo. Il quadro e la pittura, pur avendo conosciuto, negli
ultimi decenni, occultamenti e imprevedibili rinascite, possono
rappresentare, per l’ultima generazione, un mezzo di espressione
“sconfinante”. Hanno la possibilità di divenire, come ho già
sottolineato in passato, uno spazio “altro” da attraversare,
anche con le tecniche convenzionali e le iconografie più consuete,
leggendo
nel frattempo i
mutamenti sociali e
di comunicazione.
Il quadro diviene schermo e specchio per “autoritratti”
pulsionali e interiori, proiezioni e ibridazioni che ascoltano
inquietudini e aspettative, la
cronaca: l’atto
pittorico diviene “evento
che fa accadere”
il
racconto delle sue realtà,
insieme alle alchimie
e mistiche “viventi” nell’autore.[...]
...il “pittore dei transiti terrestri” vuole far
coincidere il momento dell’arte con quello del proprio percorso
meditativo e di riflessione. La sua poetica “si costruisce” e si
amplifica con la dialettica del doppio: “il quadro nel quadro” e
‘il dittico o il trittico variabile”, ma anche con la duplicità
delle significazioni che diventano esse stesse ambienti
impalpabili. [...]
Santoddì
fissa, con il suo occhio artistico, i frammenti
delle varie realtà che
diventano
la nostra variegata maschera-illusione
di lettura. La
loro continua trasformazione può essere “appuntata”
con
le apparenze corporali e metaforiche, “animate”
con la natura interna e nella sostanza pittorica.
Il senso del lavoro è espresso con l’energia della creazione,
attraverso la
sensibile ricerca di armonie raccontate nella ‘costruzione’
pittorica. A questa
sua mostra personale, che non a caso si svolge a Caltagirone (la sua
città), l’artista (e anche il sottoscritto) offre invisibili fiori
bianchi e una rosa rossa nel giardino sacro dell’arte: per diversi
mistici, l’arte è stata (e continua ad esserlo) una ‘maschera’
per comprendere i fiori e le costruzioni dell’oltre.
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Great Tower, oil on canvas (100x50+100x140+100x40), 2006 |
The
Dolmen of proud Aeneas: a landfall
after a long voyage
Listening
to terrestrial transits, we
start
moving
from the hills: soft relieves being as smooth as the flanks of
benevolent
mermaids resting on land; we
go ahead
into a countryside enriched by human presence, where cranes and
towers are a proof of Aeneas’ landfall and the foundation of a
town.
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Ritratto del prof. Perniciaro, oil on canvas (80x120), 2006 |
Salvatore
Santoddì starts
to disclose his tale
through images giving us an atmosphere rich in myth, the Oriental
Myths surrounding Sicily since the beginning of time, coming out with
the strength of universal histories. He shifts from Sicily to the
universal Indo-European roots of our history, philosophy and culture.
Professor
Perniciaro looks at this path he himself is part of: he integrates
into the landscape at his back – see the punctual and resolute
references – and, like one of the Lares, presides over the path
chosen by Santoddì, where the particular becomes the universal. A
sunny and completely empty square whose architectural elements look
as if they were bare scenarios of Cinecittà ascends
to a unique peak,
the precious Tower, a dolmen elevated by modern men in attempt to
reach the Spirit; a brick and plaster pyramid crashing down like a
stalagmite (calcareous or fibreglass?)
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Untitled, oil on canvas (50x50), 2007 |
The
“earlier“ works already showed the path then followed by the
artist, his strong attraction towards symbols and duality, his
multiple reading paths. His increasingly exuberant recent works, show
a more manifest interaction between landscaping and mystic (if not
mythical) iconography : Life is symbolized by the feminine element,
leaves and flowers breaking into a Sicilian landscape; green and
moist but also dry and yellow landscapes are matched to explosive and
dominating solid
nude female bodies.
The
explicitly declared philosophical meaning of such elements reminds me
the paintings of Ferrara’s masters, Cosmé Tura and Francesco del
Cossa, where ancient Madonnas were depicted with flower, fruit and
vegetable chains linked by little pearls and corals.
Such
unequivocal symbols can only be deeply understood those who have
knowledge of the symmetry between such symbols and Christian
eschatology.
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Mistica Torre nel paesaggio, oil on canvas (50x100+50x40), 2007 |
So,
although reminding these ancient artists, Salvatore Santoddì has a
completely different accent: a deep mediterraneity
pervades his paintings, giving them a strong vital force.
But
I do not want to explain the artist’s works, as they are clearly
intelligible. The artist himself, if he wants to, will explain his
ideas and the philosophy behind his paintings and their titles.
His
works have now an independent life. They have no need to be
commented.
You
may only interpret them, helped by your interiority.
Giuliana
Mazzola
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Donna-Totem, polyptic, oil on canvas, 130x120, 2007 |
Il
dolmen di Enea: il ringraziamento dopo un lungo viaggio.
Ascoltando
transiti terrestri si
parte dalle
colline, che sono dei rilievi morbidi come i fianchi di benefiche
sirene che si stanno riposando sulla terra; la mappatura della
campagna si arricchisce della presenza umana, ed il viaggio continua
tra gru e torri che testimoniano l’arrivo di Enea e la fondazione
di una città.
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Particular Contingenze trasversali |
Salvatore
Santoddì sta
dipanando il suo racconto
e usa l’immagine per regalarci un’atmosfera carica di mito, un
mito orientale che dalla notte dei tempi si risveglia in terra
siciliana e si ripropone
con la forza delle storie universali. L’artista transita
e passa dalla sua
Sicilia all’universalità delle radici indoeuropee di tutta la
nostra cultura, la nostra storia e la nostra filosofia.
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Particular Great Tower |
Il
professor Perniciaro guarda questo percorso di cui lui stesso è
parte: si integra nel paesaggio alle sue spalle, i riferimenti sono
puntuali e decisivi, e come un lare benefico presiede al percorso
che porta l’artista Santoddì a universalizzare il particolare che
gli sta intorno. Un’assolata piazza, assolutamente vuota, in cui
gli elementi architettonici si propongono a noi come scenari vuoti di
Cinecittà, ascende in un'unica punta, la
Torre preziosa, un dolmen che elevano gli uomini moderni nel
tentativo di arrivare allo Spirito; una piramide col la base di
mattoni ed intonaco che si ripiega su se stessa come una stalagmite
(calcarea o in fibra di vetro?).
Già
da queste opere “più vecchie” era chiaro il cammino che
l’artista avrebbe continuato a seguire, la sua forte attrazione
verso il simbolo e la dualità, molteplici i piani di lettura che
Santoddì ci ha sempre proposto: nelle opere più recenti il
paesaggio interagisce ancora più manifestamente con l’iconografia
mistica (ed io aggiungerei anche mitica) e le sue opere hanno un
aspetto sempre più rigoglioso: la Vita si manifesta nei suoi simboli
attraverso l’elemento femminile, le foglie ed i fiori che entrano
da protagonisti sopra gli sfondi del paesaggio siciliano, un
paesaggio verde e umido di primavera od anche secco e giallo
accostato alla pienezza di un corpo
femminile nudo che prorompe, completa e domina il tutto.
Il
significato filosofico legato a questi elementi è dichiarato
esplicitamente dall’autore ed in questo senso il suo lavoro mi
richiama alla mente le tavole dei maestri ferraresi, Cosmé
Tura e Francesco del Cossa, che inquadravano le loro Madonne con
ghirlande di fiori, verdure e frutti legate con perline e coralli.
Una simbologia esplicita , che però poteva venir letta in profondità
solo da chi conosceva la corrispondenza dei simboli con l’escatologia
cristiana. Se il punto di partenza può essere simile il risultato di
Salvatore Santoddì ha un accento completamente diverso, la sua
mediterraneità impregna le tele e ne fa trasudare una grandissima
forza vitale.
Ma
non voglio mettermi a spiegare i quadri dell’artista, che peraltro
hanno già da soli un ‘ottima leggibilità; se l’artista lo vorrà
racconterà lui direttamente le sue idee e la filosofia che sottende
alla scelta sia dei quadri che dei titoli. Le opere vivono ormai di
vita propria e non hanno bisogno di commenti, al massimo
dell’interpretazione che ogni spettatore si sente di dare loro
nella propria interiorità.
Giuliana
Mazzola
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La città contingente, oil on canvas, 100x100, 2007 |
Le mostre
2007
Caltagirone
Aperta fino al 29 novembre, la personale allestita al Museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane, dal significativo titolo "Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico", presenta le ultime opere dell'artista siciliano, in cui domina il tema floreale, inteso come intima costruzione di un giardino mistico interiore e segreto.
Nella suggestiva serie di lavori che costituiscono il percorso espositivo, l'artista rivela una profonda introspezione attraverso la quale, partendo dall'osservazione del suo luogo d'origine, la Sicilia, egli ritrova una ricchissima stratificazione di culture differenti e spesso contrapposte, da quella greca e normanna, appartenente alla storia siciliana, fino a toccare i principi fondamentali delle religioni orientali, e in particolare del buddhismo: un incontro perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui nelle immagini del passato, ritratto nelle chiese e nelle cattedrali che appaiono in ricostruzione, compare la visione del futuro.
Secondo il testo del catalogo, è l'occhio, "il più spirituale degli organi umani", ad oltrepassare il rapporto spazio/tempo, procedendo in una ricerca interiore dove personaggi e ambienti assumono un valore spirituale e contemplativo, una sorta di migrazione verso nuovi orizzonti, intrapresa per dimenticare il dolore del vivere.
Curato da Vitaldo Conte, il catalogo che accompagna la mostra narra la storia artistica e intellettuale di Salvatore Santoddì, illustrando le complesse sfaccettature delle sue opere, dove la spiritualità, il sogno, la memoria, la mistica si materializzano, imprevidibilmente, in immagini e ritratti.
Elisa Mino
Due ma non due
Personale di Salvatore Santoddì
Museo Civico delle Ville Storiche Siciliane e Caltagironesi
Via Santamaria di Gesù , Caltagirone (CT)
Fino al 29 novembre 2007
Orario: dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 13.30 e
dalle 16 alle 19; domenica dalle 9.30 alle 12.30 e
dalle 16 alle 19; lunedì chiuso
2008
Milano
Le Opere piu' recenti di Salvatore Santoddi' allo Spazio Entroterra
Due ma non Due: Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico
Un artista ispirato ai molteplici significati della sua terra, la Sicilia
La mostra, già presentata con successo presso i Musei civici di Caltagirone, presenta gli ultimi lavori di Santoddì la cui pittura è incentrata sull’elemento floreale (loto bianco, rosa rossa, ghirlande), inteso come “costruzione interiore e segreta di un giardino mistico”, che allude in un certo qual modo alla stessa condizione esistenziale dell’uomo. Per l’occasione sarà presentato un catalogo curato da Vitaldo Conte, che ci racconta il percorso artistico dell’artista.
Una visione mistica, dunque, collocata nel contesto natio, la Sicilia, in cui i personaggi sono quasi sempre sospesi e immersi nel paesaggio che li comprende come parte integrante, avvolti nella spirituale ricerca di se stessi. Qui “L’occhio, il più spirituale degli organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall’inizio appare come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore Santoddì” (D. Amoroso, dal testo in catalogo).
La profonda sensibilità dell’artista emerge dalle sue tele: in esse si riconosce una stratificazione di culture, a partire da quella greca e normanna, che tanto prosperò in terra siciliana, fino a quella buddista. Un mix perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui attraverso i segni del passato (chiese madri, cappelle, cattedrali che rinascono in cantieri con gru) si possono leggere i semi del futuro. Così corpi femminili navigano sospesi in contemplazione, lungo vaste distese di verde sulle vestigia delle vecchie culture, alla ricerca del proprio cammino, come fanno gli uccelli migratori che si spostano in luoghi molto lontani, nell’illusione di approdare in nuovi lidi e cancellare la condizione dolorosa del vivere.
Fabio Calderola
Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico
Dal 1 marzo al 17 aprile
Inaugurazione: 1 marzo alle ore 17:30, con la presenza dell’artista
Associazione Culturale Entroterra
Via Biancospini 2, Milano
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle19 e
sabato dalle 11 alle 19
Ingresso libero
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Flowers, dyptic, oil on canvas (50x150+50x150), 2006 |
ARTE LAB
Salvatore
Santoddì. DUE MA NON DUE
Allo
Spazio Entroterra di Milano gli ultimi lavori dell’artista
siciliano: “Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico”
a
cura di Redazione, il 21/03/2008
Ha inaugurato presso
lo spazio Entroterra la mostra personale di Salvatore Santoddì dal
titolo “DUE MA NON DUE. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino
mistico”. L’esposizione, in programma fino al 17 aprile 2008,
presenta gli ultimi lavori di Santoddì, la cui pittura è incentrata
sull’elemento floreale (loto bianco, rosa rossa, ghirlande), inteso
come «costruzione interiore e segreta di un giardino mistico» che
coinvolge in un certo qual modo la stessa condizione dell’uomo.
Il percorso
artistico di Santoddì nella critica di Vitaldo Conte
Per l’occasione è
stato presentato un catalogo curato da Vitaldo Conte, in cui
quest'ultimo racconta il percorso artistico dell’artista: «L’ultima
pittura d’immagine può divenire pratica creativa di mistica,
attraversando dialettiche linguistiche imprevedibili (come con la
fotografia) e maschere figurali, che liberano visivamente i percorsi
meditativi dell’autore. Nello stesso tempo “memorizza” istanze
mitiche e movimenti del sogno, emergenti come apparenze sulle stesure
narrative della tela. Queste direzioni sono “presenze” nel lavoro
del giovane pittore siciliano Salvatore Santoddì che fa coincidere
il momento dell’arte con quello del discorso interiore» (dal testo
in catalogo).
«Il rapporto
spazio/tempo come uno degli enigmi più affascinanti e importanti»
«Una visione
mistica, dunque, che ha luogo nel suo paesaggio natio, la Sicilia, in
cui i personaggi sono quasi sempre sospesi e immersi nel paesaggio
che le comprende come parte integrante, avvolti nella spirituale
ricerca di se stessi. Qui «L’occhio, il più spirituale degli
organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua imperscrutabile
profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall’inizio appare
come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore
Santoddì» (Domenico Amoroso, dal testo in catalogo).
Nelle tele
dell’artista siciliano un mix perfetto di spiritualità e paesaggio
Una profonda
sensibilità dell’artista che emerge osservando le sue tele intrise
di introspezione: in esse si riconosce una stratificazione di
culture, a partire da quella greca e normanna, che tanto prosperò
nelle terre siciliane, fino a toccare i principi fondamentali delle
religioni orientali, in particolar modo quella buddista. Un mix
perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui attraverso i segni del
passato (chiese madri, cappelle, cattedrali che rinascono in cantieri
con gru) si possono leggere i semi del futuro.
Così corpi
femminili navigano sospesi in contemplazione, lungo vaste distese di
verde, sui cimeli delle vecchie culture, alla ricerca del proprio
cammino, come fanno gli uccelli migratori che si spostano in luoghi
molto lontani, nell’illusione di approdare in nuovi lidi e
cancellare la propria dolorosa condizione del vivere.
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S. T., oil on canvas, 120x150, 2006 |