martedì 5 agosto 2014

Under Construction

Works of more than ten years ago


Dietro l'isola, 2003



Salvatore Santoddì: il pittore dei transiti terrestri. 
by Sabina Corsaro

La città fa da sfondo paesaggistico ai suoi dipinti e gli edifici, perennemente in costruzione, sono i preziosi elementi che determinano quel carattere contrastante di immobilità e movimento, di eterno e di mutevole. 


Viaggiatore

Da dove giungi?
E quale la tua meta?
La luna è calata,
ma il sole ancora non è sorto.
Nel caos dell’oscurità che precede l’alba,
cercando la luce avanzo,
per disperdere le nubi oscure della mia mente,
per trovare un grande albero,
che non si pieghi nella tempesta,
io emergo dalla terra.

(Shin’ichi Yamamoto)


 
Meditazione, oil on canvas (70x50), 2003
Se volessimo trasporre l’essenza di questi versi del poeta orientale nelle cromie di un dipinto e vederla poco per volta prendere forma nelle linee, nelle sfumature e nei contorni all’interno di un quadro, basterebbe pensare ad una delle tele di Salvatore Santoddì, pittore siciliano nato a Caltagirone nel 1978. La sua arte esprime la ricchezza e la diversità degli elementi presenti nella vita quotidiana. La coesistenza del passato e del presente è il primo elemento indicativo e significativo all’interno delle opere di Santoddì che lui stesso definisce “composizioni esasperatamente ambrate” poiché, così come l’ambra, “lasciano intravedere in trasparenza residui di vita remota, immobilizzata, cristallizzata, e così facendo , li tramandano”. La presenza della ‘distanza cronologica’ degli elementi in realtà svela il complesso carattere della visione del Tempo da parte dell’uomo, raffigurato, quest’ultimo, mentre è assorto in un gesto di concentrazione e, più precisamente, di meditazione. La città fa da sfondo paesaggistico al dipinto e gli edifici, perennemente in costruzione, sono i preziosi elementi che determinano quel carattere contrastante di immobilità e movimento, di eterno e di mutevole ed è in questa chiave che può essere spiegata in Meditazione la figura dell’uomo nudo che dal tetto di un edificio lineare osserva con riverenza la cupola in costruzione. Le linee ondulate e circolari delle figure e delle pose umane creano un contrasto con la geometricità delle strutture urbane e le mani, congiunte in atto di preghiera, si elevano nella direzione dell’oggetto urbano in costruzione per sancire quel rapporto sacro tra ieri e oggi (La preghiera).
Rinascimento Mediterraneo, oil on canvas (70x100), 2003
L’immagine della (ri)costruzione erge come vera e propria metafora pittorica poiché le impalcature, i tratti delle gru che si intravedono da un’apertura che funge da finestra, esprimono il senso della sopravvivenza delle cose agli uomini; tuttavia anche le architetture mostrano la loro precarietà nella trasformazione inarrestabile del tempo e smascherano questo rapporto continuo di necessità, poiché senza la presenza dell’uomo anche le cose si consumano e distruggono in modo irreversibile. Inevitabile appare l’evocazione della figura di Nietzsche di Domenico Amoroso quando descrive l’autoritratto di Santoddì “in cui il pittore si rappresenta nella celebre posa di Nietzsche con la testa poggiata sulla mano e l’iscrizione: ET QUID AMABO NISI QUOD AENIGMA EST”. I quadri di Santoddì non si traducono in una descrizione realistica di ciò che provoca le rivelazioni ma in una sorta di ‘allusione onirica’, nel senso che la rivelazione di cui sono portatori è come il volto di una persona in sogno, per cui le può solo somigliare ma non può propriamente essere quella persona. Il carattere metafisico della sua pittura è evidente e il richiamo a De Chirico naturale, così come quello a Sironi per la pittura compatta, piena, plastica.
(from "Astratti furori", January 2006)



Transiti, oil on canvas (80x120) 2003






ASCOLTANDO TRANSITI TERRESTRI

 

ET QUID AMABO NISI QUOD AENIGMA EST
by Domenico Amoroso


Autoritratto
Se è lecito risalire alla Grecia, a Volos da dove partirono gli argonauti, ad Atene dai bianchi templi e poi alla Monaco di Bocklin e della sua Isola dei morti, e quindi a Firenze e poi a Torino dove:"...tutto è apparizione. Si sbocca in una piazza e ci si trova di fronte a un uomo di pietra che ci guarda come solo le statue sanno guardare. Talvolta l'orizzonte è chiuso da un muro dietro il quale si leva il fischio di una locomotiva, il rumore di un treno che si mette in marcia: tutta la nostalgia dell' infinito si rivela a noi dietro la precisione geometrica della piazza" (Paolo Baldacci, De Chirico (1888 - 1919); La metafisica, Leonardo, Milano 1962).
Se ciò è possibile fare per Giogio De Chirico, per la profonda e inesausta suggestione della classicità, per il trauma dell' infanzia precocemente perduta a causa della morte del padre, per la lunga elaborazione del lutto nelle Piazze d' Italia, per il fortissimo impatto con la melanconia tedesca, da cui nacque il famoso autoritratto in cui il pittore si rappresenta nella celebre posa di Nietzsche con la testa appoggiata sulla mano e l'iscrizione: ET QUID AMABO NISI QUOD AENIGMA EST.
Se tutto ciò è utile per tentare di comprendere meglio gli aspetti fondativi della pittura metafisica, allora per Salvatore Santoddì si può risalire la strada serpentina di Sant'Orsola a Caltagirone fino ad una improvvisa salita. Lì è la sua casa a tre piani che si radica con le fondazioni nella frana medievale che inghiottì la città dei cannatari; che emerge sulla strada nella stanza alla cui porta, da sempre, la nonna ricama e cuce; sale per la stanza sacrario interamente rivestita di corruschi trofei paterni e termina nella veranda luminosa, fragile e aerea come un nido, che guarda di fronte, nella sola direzione possibile: alla città murata tutta bruno e ocra contro l' azzurro del cielo percorso spesso da nuvole, e all' antenna di ferro, bianca e rossa, che, vituperata da ambientalisti e paesaggisti, tuttavia fora il cielo e si affaccia su dimensioni normalmente non percepibili da occhio umano.
autoritratto, 2002

L'"Autoritratto" del 2001 mostra infatti già tutti gli gli elementi di base della sua precoce, attuale ricerca. I soggetti: la figura umana fissata nel momento più pregnante del gesto, le architetture longeve eppure precarie nella perenne trasformazione del tempo e degli uomini, gli alberi, o il frutto o il fiore, che evocano una natura enigmatica, feconda e polimorfa.
Accanto ad essi i motivi che dei primi formano la sapiente orchestrazione, apparendo in angoli diversi a caratterizzare il repertorio di immagini di cui Santoddì si serve: il cielo, così pesante e presente ma nello stesso tempo rarefatto e remoto; l' antenna, o gru, aliena e metafisica presenza sugli uomini e degli uomini; le finestre, drammaticamente cieche o aperte a telescopio su prospettive interne, misteriose e imperscrutabili. Così nel secondo "Autoritratto" del 2002 in cui alla gonfia cupola barocca, babelica e vanamente coronata dalle saturniche impalcature degli uomini, corrisponde l' elementare rotondità della mela gialla che nella sua umile semplicità sembra irridere alla prima e, insieme, alla vanità degli uomini. Mentre la sua stessa ignuda e instabile figura, trattenuta solo dall'immobilità dello sguardo, assume il ruolo di un apparizione panica in un meriggio sospeso e deserto.
Anche in questo caso le pennellate e la materia pittorica sono più attente al primo De Chirico ma soprattutto a Sironi, a Carrà, a cui riporta la pittura compatta, piena, sensualmente morbida e plastica. Ma non minore importanza hanno le sensazioni che Santoddì avverte e trasmette, anche in questo caso dechiricamente, come una sottile e persuasiva rivelazione del quadro "senza che noi vediamo niente, senza che pensiamo niente...il quadro non sarà una riproduzione fedele di ciò che ha determinato la sua rivelazione ma gli somiglierà vagamente come il volto di una persona in sogno somiglia a quella persona nella realtà. E in tutto ciò la tecnica non entra nulla, tutta la sensazione sarà data dalla composizione delle linee nel quadro...".
L'apparizione della Torre Preziosa, 2003
Le sue sensazioni, le sue atmosfere si costruiscono sul contrasto tra le piene e curvilinee forme dei corpi e la rigidità delle costruzioni, dove le figure umane pur così monumentali ed esposte nella loro fisica nudità, sembrano vivere come ombre accanto alle cose che sopravvivano agli uomini e che si impongono ad essi in una misteriosa epifania, come ne "L'apparizione della torre preziosa" del 2003: ma salvati dalla luce che da epidermica e terrena come nel bell'"Adolescente" del 2001/2002, il più giovane fratello e alterego, diventa tutta interiore e sovraumana, ancore ne "L'Apparizione della torre preziosa", e, ancor più, in "Fluxus pitagorico" del maggio/luglio 2004. Una luce che si riverbera sui corpi in maniera prepotente attraendo ipersonaggi in un gesto di preghiera e adorazione.
Un portare alla luce, quello di Santoddì - metafora metafisica per eccellenza - una verità incontaminata e pura che lo avvicina all'anelito surrealista ma sempre nella partecipazione empatica e concettuale alla laica considerazione di Giorgio De Chirico: "Sulla terra. Nell'ombra di un uomo che cammina al sole ci sono più enigma che in tutte le religioni passate, presenti e future".

(from the exhibition catalogue "Ascoltando transiti terrestri", august 2004)





Adolescente, 2000/2001


from the exhibition catalogue "Ascoltando transiti terrestri"
by Salvatore Santoddì

La città è il luogo perivilegiato della rappresentazione ma le immense metropoli odierne diventano i simboli di altrettanti inferni, attualizzazioni del testo dantesco, a partire dalla "selva oscura" evocata da immagini di traffico intenso, edifici occupati, fognature intasate, violente manifestazioni di piazza, rumori assordanti...
study for landscape, convex canvas

La "sinfonia urbana" si allontana così dalla grande città ed i molteplici punti di vista si dispiegano tra passato e presente in un intarsio in "profondità di tempo". E' il caso di quelle città in cui il presente è ancorato all'immobilità di un passato importante (e forse paralizzante), dove vedute pittoriche degli antichi edifici si fondono coi rituali odierni. Per Jim Cohen in "Città d'ambra" (1999) il passato non è frutto di nostalgia ma di una rivendicazione di appartenenza dell'uomo alla propria storia. E ciò è cercato soprattutto nei gesti e negli oggetti apparentemente insignificanti, nei piccoli eventi, in un groviglio di fili elettrici, in una statua antica...E' un lavoro sul tempo, che riguarda non solo la stratificazione culturale ed epocale, ma che si fonda sul tempo della visione. I frammenti di musica passata e presente, classica e rock ispirano le mie composizioni esasperatamente ambrate; e l'ambra, com è noto, lascia intravvedere in trasparenza residui di vita remota, immobilizzata, cristallizzata, e così facendo li tramanda. 
La scelta iconografica pone l'accento su un valore di tempo e di spazio assoluti in cui la forza dell'uomo è espressa con un gesto reale, determinato e perentorio. E' uno spazio luminoso, meditativo, perturbante, in realtà l'estraneo, l'inquietante, è sempre stato familiare alla psiche e solo il processo di rimozione l'ha reso altro.




Untitled, oil on canvas (120x100), 2005


Ricognizione a sud-est, oil on canvas (120x90), 2004

 

 

from "ENTROTERRA":

 

"Interessanti di Salvatore Santoddì le antiche architetture in rifacimento, metafore di un bisogno di rinnovamento e di rinascita di un'umanità che sembra, nelle sue tele, sentirne il "sacro fuoco" nelle posture in preghiera e nella luce degli sguardi carichi di profonda religiosità".

Milly Bracciante,2004

 

"L' occhio, il più spirituale degli organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua imperscrutabile profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall'inizio appare come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore Santoddì. A partire dagli autoritratti, già quelli del 2001 e del 2002, l'artista indaga la perenne trasformazione e l'immutabilità di una realtà e di un corpo polimorfi ma sostanzialmente della medesima natura. Lo sguardo, il senso della universale creazione e della raffinata, armoniosa composizione pittorica di Santoddì, fa precipitare e immette in un buco nero, passaggio che unisce tempi non più consequenziali, sequenze dell' eterna dimensione esistenziale." 

Domenico Amoroso, 2006

 

"(...)è potente la figurazione di Salvatore Santoddì, anche se trasferita in una realtà altra, straniante e surreale. Le sue figure di forte realismo, i corpi pieni di cui sembra possibile sentire la consistenza della carne, fluttuano tra architetture e vedute aeree, in atmosfere soffuse di misticismo ma anche di un erotismo sottile, dove le donne, le rose e i fiori di loto partecipano di un'unica profumata fioritura".

Alessandra Redaelli, 2008

 from the exhibition catalogue "Entroterra italiano", april 2008 

 

 

from the exhibition catalogue "SACRO/CONTEMPORANEO"  

Preghiera, oil on canvas (140x100), 2003


Un silenzio sacrale, una familiarità metafisica, un interno contemporaneo nella ambità mistica di un aulico esempio di scuola romana.
L'euritmia della composizione, la gestualità e la compostezza quasi ieratica richiede all'osservatore attento una riflessione sulla frenetica dinamicità di una realtà periferica e metropolitana.
L'intimo spazio e l'intima visione di un interno quasi condominiale, suscita un apparente illecito sacrale, ma invece apre alla visione pubblica una privacy rituale, un interno cultuale dove l'essere contemporaneo si denuda del superfluo accessorio sociale.   

Michele Romano, 2003


martedì 2 agosto 2011

FLUTTUANTE



Nella pittura dell'artista domina ancora il tema floreale e architettonico e le figure fluttuano, in un tempo sovratemporale.

"dreamers", 90x60, oil on canvas
 






"flowers", 100x50, oil on canvas




"la dance", 60x20, oil on wood






































L'ambiente attuale ci offre la condensazione e la stratificazione di diverse civiltà e culture ma anche luoghi sterili creativamente, inerti, uniformanti. La possibilità di volgersi al mondo interiore, archetipico e biologico consente ad un opera di "riflettere (sul)l'ambiente" naturale o artificiale.
E' necessario rielaborare i dati ambientali con l'immaginazione, per sprigionare energie creative che le "coercizioni sociali" tendono a reprimere, ad irreggimentare in una “visione unica”.
Perciò diventa significativo costruire un ambiente d'arte come "architettura di idee, di impalpabili figurazioni" cioè una rappresentazione che vuole evocare archetipi e mondi inediti che ritornano per elevare la nostra esistenza.


"Fluctuating", 90x120, oil on canvas


 

In questo senso il mio è un lavoro sul tempo: in esso domina il tema floreale e architettonico, inteso come intima costruzione di un giardino mistico interiore e segreto, e le mie figure fluttuano tra architetture storiche e vedute aeree, in un tempo sovratemporale. 
 Salvatore Santoddì



"untitled", 60x40, oil on canvas




Eventi


NOTO (SR) - venerdì 26 ottobre 2012 alle ore 18.30 all'ex collegio dei Gesuiti presso il Centro di NOTOrietà di Noto, ci sarà il secondo appuntamento di FLUTTUANTE, a cura di Vincenzo Medica e Miriam Pace, con il sostegno del comune di Noto Ass.to alla Cultura e al Turismo e delle associazioni NotArte artisti associati e PASTO COLLETTIVO.






































26 ott / 25 nov 2012 - Centro di NOTOrietà - ex Collegio dei Gesuiti 
Corso Vitt. Emanuele 91 , NOTO (SR)
 
VENERDI' 26 OTTOBRE ALLE 18.30
APERITIVO CON L'ARTISTA E PERFORM-ART
A CURA DEL "BALLETTO DI NOTO" DI IVAN DE MARCO


a cura di Vincenzo Medica e Miriam Pace


un angolo della mostra

città di noto/ass.to alla cultura/ass.to al turismo/unesco-patrimonio dell'umanità/notarte artisti associati/in collaborazione con Pasto Collettivo associazione culturale.
info 
con un caro amico




L'inaugurazione





l'autore con il curatore e l'assessore







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MODICA (RG) - Giovedì 4 agosto 2011 alle 19,30, in occasione del V appuntamento con Aperitivi ad arte, si inaugura al Museo Campailla di Modica la personale di pittura “FLUTTUANTE” dell’artista calatino 

Si tratta di un appuntamento incluso nella rassegna Museo d’Estate 2011, organizzata dall’Associazione Culturale IngegniCulturaModica con il sostegno del Comune di Modica Assessorato al Turismo, della Provincia Regionale di Ragusa, della Camera di Commercio di Ragusa e delle aziende leader del territorio.

Nella suggestiva serie di lavori che costituiscono il suo percorso artistico, partendo dall'osservazione del suo luogo d'origine, egli ritrova una ricchissima stratificazione di culture differenti e spesso contrapposte, da quella greca e normanna a quella araba -appartenente alla storia siciliana, fino a toccare i principi fondamentali delle religioni orientali, e in particolare del buddismo: un incontro dove accanto alle immagini del passato in cui la spiritualità, il sogno, la memoria, la mistica si materializzano nelle chiese e nelle cattedrali che appaiono in ricostruzione, compare la visione del futuro.

Modica - Museo Tommaso Campailla
 dal 04-08-2011 al 10-08-2011

Dopo "Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico", al Museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane a Caltagirone e allo spazio Entroterra a Milano, il giovane artista presenta la sua quinta mostra personale dal titolo evocativo "FLUTTUANTE", al museo Tommaso Campailla di Modica (RG).


Alle 21.30 in piazza Campailla si potrà poi assistere all’evento “VERSI DI LUCE - PROMO EDITION: le videopoesie più belle dei tre anni di vita del Festival”, presentato dal “Club Amici di Salvatore Quasimodo” e dal Cineclub 262 (circolo del cinema aderente alla Federazione Italiana Circoli del Cinema) di Modica. Nel corso della serata è prevista altresì una ricca e gustosa degustazione di prodotti tipici iblei offerta dalle Aziende Agricole Petriliggieri e Gennuso appartenenti ai Mercati contadini.


INFORMAZIONI UTILI

Titolo: FLUTTUANTE
Orario vernissage: 04-08-2011
Sede: Museo Tommaso Campailla
Indirizzo: Sicilia - Ragusa - Modica  Piazza Tommaso Campailla
Orari: martedì > domenica 10-13/16-19
Ingresso: libero
Curatori: Ingegni Arte Cultura
Catalogo: in galleria
Sito Web: www.ingegnicultura.it
Email: santoddi@alice.it



L'inaugurazione







http://ingegniculturamodica.ning.com/photo/album/show?id=3900264%3AAlbum%3A28475


giovedì 6 gennaio 2011

Artworks - www.celesteprize.com



Il mio maestro ed io, oil on canvas, polittico (110x90), 2008

Untitled, oil on canvas (120x80), 2009

Great Tower, oil on canvas (120x180x6), 2010


 and more...

Artwork "contingenze trasversali by salvatore santoddì"- www.celesteprize.com



mercoledì 29 dicembre 2010

l'ultima pittura d'immagine..


[...] La pittura nella sua storia ha sempre guardato, con le sue ‘maschere’ simboliche, talvolta in maniera privilegiata, al campo del sacro, anche quando questo è “travestito” nel profano o nella quotidianità, esprimendo tracce, costruzioni e figure di un passaggio che libera interiori moventi: percorsi con lo sguardo della citazione (storica, autobiografica, visionaria) “trovata” nello stesso svolgersi dell’atto creativo. 

 
Donna Totem (trittico)

Untitled, olio su tela (50x50x5), 2008


 "Through perturbing dialectics and linguistic contaminations, such as photography, graphics, cartoons, writing and gestuality extremized up to become performance, the new image painting may also become mystic expression. At the same time, it may rielaborate (as it happens among contemporary artists in Catania) mythical essences and unreal figures (unreal even in their apparent reality) emerging, almost appearing, in the draft, the narrative construction of the painting.".. 


L’ultima pittura d’immagine può divenire pratica di mistica, attraverso dialettiche e contaminazioni linguistiche perturbanti: come con la fotografia, la grafica, il fumetto, la scrittura, la gestualità estesa fino alla performance, ecc. Nello stesso tempo “rielabora” (caratteristica presente in diversi pittori dell’area catanese) essenze mitiche e figure irreali (anche nella loro apparente realtà), emergenti come apparenze sulle stesure e costruzioni narrative del quadro. 

"The new image painting guidelines are also those of the young Sicilian artist’s work and path." [...] (Vitaldo Conte in Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico. Ed. Altavoz 2007)


Queste direzioni sono “presenze” nel lavoro e procedimento del giovane artista siciliano Salvatore Santoddì": il “pittore dei transiti terrestri” vuole far coincidere il momento dell’arte con quello del proprio percorso meditativo e di riflessione.

Untitled
La costruzione dipinta, più che un genere espressivo, è un’altra possibilità di leggere il linguaggio dell’architettura come narrazione e significazione psico-esistenziale. L’artificio della tecnica pittorica serve per raccontare e segnalare - con le immagini - inquietudini interiori e sociali: come nelle città nuove dei Futuristi, nelle piazze di Giorgio De Chirico o nei profili metropolitani di Arnau Alemany. L’architettura dipinta diviene l’ambiente della nostra esistenza quotidiana e immaginale, insieme ai suoi possibili contatti con l’atmosfera mistica. [...]
(Vitaldo Conte in Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico. Ed. Altavoz, 2007) 

sabato 18 dicembre 2010

DUE MA NON DUE. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico

Contingenze trasversali, oil on canvas (100x40+100x140), 2005


The white flowers and red roses of the mystic garden:

the “pictorial constructions” of Salvatore Santoddì

 

 

 by Vitaldo Conte


I confess that not many years ago I’ve “rediscovered” the new image painting, one of the young artistic new expressions. Painting, which has always had subsequent downturns and resurgences, may be a “trespassing” means of expression for the last generation artists. As I’ve already said many times in the past, it may become a “different” space to go through with conventional techniques and iconographies, allowing in the meantime to read social and communication changes. Painting becomes a sort of display; a mirror for pulsional interior self-portraits, projections and hybridisations listening to uneasenesses and expectations; it becomes chronicle: the pictorial act becomes “an event that makes it happen” describing the reality as well as the author’s alchemical and mystical suggestions. 
[...]
The new image painting guidelines are also those of the young Sicilian artist’s work and path: “the painter of terrestrial transits” makes coincide the artistic time with his own private reflection and meditation time. Its poetics is “constructed” and amplified by the “double” dialectics: “the painting into the painting”, as well as the variable diptych and triptych and the duplicity of significations, the latter becoming themselves impalpable environments.
[...]
With his artistic eyes, Santoddì stares at the fragments of different realities, variegated masks/illusive readings of reality. Corporal and metaphorical appearances, animated inside and in their pictorial substance, denote their never ending transformation. The sense of his work is expressed by the energy of creation, the responsive search for harmony of his pictorial “constructions”.

This personal exhibition – it’s not a chance is carried out in the author’s town - is a display of invisible white flowers and red roses in the sacred garden of art offered you by the artist and myself.

According to mystic artists, art has always been and still is a means to understanding the flowers and constructions “beyond.”


 

 

 

Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico:

costruzioni pittoriche’ di Salvatore Santoddì

 

 di Vitaldo Conte


Self-alter portrait
Confesso di aver “riscoperto” solo da qualche anno la pittura d’immagine, nelle giovani espressioni artistiche, come un possibile linguaggio innovativo. Il quadro e la pittura, pur avendo conosciuto, negli ultimi decenni, occultamenti e imprevedibili rinascite, possono rappresentare, per l’ultima generazione, un mezzo di espressione “sconfinante”. Hanno la possibilità di divenire, come ho già sottolineato in passato, uno spazio “altro” da attraversare, anche con le tecniche convenzionali e le iconografie più consuete, leggendo nel frattempo i mutamenti sociali e di comunicazione. Il quadro diviene schermo e specchio per “autoritratti” pulsionali e interiori, proiezioni e ibridazioni che ascoltano inquietudini e aspettative, la cronaca: l’atto pittorico diviene “evento che fa accadere” il racconto delle sue realtà, insieme alle alchimie e mistiche “viventi” nell’autore.[...]
...il “pittore dei transiti terrestri” vuole far coincidere il momento dell’arte con quello del proprio percorso meditativo e di riflessione. La sua poetica “si costruisce” e si amplifica con la dialettica del doppio: “il quadro nel quadro” e ‘il dittico o il trittico variabile”, ma anche con la duplicità delle significazioni che diventano esse stesse ambienti impalpabili. [...]
Santoddì fissa, con il suo occhio artistico, i frammenti delle varie realtà che diventano la nostra variegata maschera-illusione di lettura. La loro continua trasformazione può essere “appuntata” con le apparenze corporali e metaforiche, “animate” con la natura interna e nella sostanza pittorica. Il senso del lavoro è espresso con l’energia della creazione, attraverso la sensibile ricerca di armonie raccontate nella ‘costruzione’ pittorica. A questa sua mostra personale, che non a caso si svolge a Caltagirone (la sua città), l’artista (e anche il sottoscritto) offre invisibili fiori bianchi e una rosa rossa nel giardino sacro dell’arte: per diversi mistici, l’arte è stata (e continua ad esserlo) una ‘maschera’ per comprendere i fiori e le costruzioni dell’oltre.

Great Tower, oil on canvas (100x50+100x140+100x40), 2006


 

The Dolmen of proud Aeneas: a landfall after a long voyage


Listening to terrestrial transits, we start moving from the hills: soft relieves being as smooth as the flanks of benevolent mermaids resting on land; we go ahead into a countryside enriched by human presence, where cranes and towers are a proof of Aeneas’ landfall and the foundation of a town.
Ritratto del prof. Perniciaro, oil on canvas (80x120), 2006
Salvatore Santoddì starts to disclose his tale through images giving us an atmosphere rich in myth, the Oriental Myths surrounding Sicily since the beginning of time, coming out with the strength of universal histories. He shifts from Sicily to the universal Indo-European roots of our history, philosophy and culture.
Professor Perniciaro looks at this path he himself is part of: he integrates into the landscape at his back – see the punctual and resolute references – and, like one of the Lares, presides over the path chosen by Santoddì, where the particular becomes the universal. A sunny and completely empty square whose architectural elements look as if they were bare scenarios of Cinecittà ascends to a unique peak, the precious Tower, a dolmen elevated by modern men in attempt to reach the Spirit; a brick and plaster pyramid crashing down like a stalagmite (calcareous or fibreglass?)
Untitled, oil on canvas (50x50), 2007
The “earlier“ works already showed the path then followed by the artist, his strong attraction towards symbols and duality, his multiple reading paths. His increasingly exuberant recent works, show a more manifest interaction between landscaping and mystic (if not mythical) iconography : Life is symbolized by the feminine element, leaves and flowers breaking into a Sicilian landscape; green and moist but also dry and yellow landscapes are matched to explosive and dominating solid nude female bodies.
The explicitly declared philosophical meaning of such elements reminds me the paintings of Ferrara’s masters, Cosmé Tura and Francesco del Cossa, where ancient Madonnas were depicted with flower, fruit and vegetable chains linked by little pearls and corals.
Such unequivocal symbols can only be deeply understood those who have knowledge of the symmetry between such symbols and Christian eschatology.
Mistica Torre nel paesaggio, oil on canvas (50x100+50x40), 2007
So, although reminding these ancient artists, Salvatore Santoddì has a completely different accent: a deep mediterraneity pervades his paintings, giving them a strong vital force.
But I do not want to explain the artist’s works, as they are clearly intelligible. The artist himself, if he wants to, will explain his ideas and the philosophy behind his paintings and their titles.
His works have now an independent life. They have no need to be commented.
You may only interpret them, helped by your interiority.


Giuliana Mazzola


Donna-Totem, polyptic, oil on canvas, 130x120, 2007

Il dolmen di Enea: il ringraziamento dopo un lungo viaggio.


Ascoltando transiti terrestri si parte dalle colline, che sono dei rilievi morbidi come i fianchi di benefiche sirene che si stanno riposando sulla terra; la mappatura della campagna si arricchisce della presenza umana, ed il viaggio continua tra gru e torri che testimoniano l’arrivo di Enea e la fondazione di una città.

Particular Contingenze trasversali
Salvatore Santoddì sta dipanando il suo racconto e usa l’immagine per regalarci un’atmosfera carica di mito, un mito orientale che dalla notte dei tempi si risveglia in terra siciliana e si ripropone con la forza delle storie universali. L’artista transita e passa dalla sua Sicilia all’universalità delle radici indoeuropee di tutta la nostra cultura, la nostra storia e la nostra filosofia.

Particular Great Tower
Il professor Perniciaro guarda questo percorso di cui lui stesso è parte: si integra nel paesaggio alle sue spalle, i riferimenti sono puntuali e decisivi, e come un lare benefico presiede al percorso che porta l’artista Santoddì a universalizzare il particolare che gli sta intorno. Un’assolata piazza, assolutamente vuota, in cui gli elementi architettonici si propongono a noi come scenari vuoti di Cinecittà, ascende in un'unica punta, la Torre preziosa, un dolmen che elevano gli uomini moderni nel tentativo di arrivare allo Spirito; una piramide col la base di mattoni ed intonaco che si ripiega su se stessa come una stalagmite (calcarea o in fibra di vetro?).

Già da queste opere “più vecchie” era chiaro il cammino che l’artista avrebbe continuato a seguire, la sua forte attrazione verso il simbolo e la dualità, molteplici i piani di lettura che Santoddì ci ha sempre proposto: nelle opere più recenti il paesaggio interagisce ancora più manifestamente con l’iconografia mistica (ed io aggiungerei anche mitica) e le sue opere hanno un aspetto sempre più rigoglioso: la Vita si manifesta nei suoi simboli attraverso l’elemento femminile, le foglie ed i fiori che entrano da protagonisti sopra gli sfondi del paesaggio siciliano, un paesaggio verde e umido di primavera od anche secco e giallo accostato alla pienezza di un corpo femminile nudo che prorompe, completa e domina il tutto.

Il significato filosofico legato a questi elementi è dichiarato esplicitamente dall’autore ed in questo senso il suo lavoro mi richiama alla mente le tavole dei maestri ferraresi, Cosmé Tura e Francesco del Cossa, che inquadravano le loro Madonne con ghirlande di fiori, verdure e frutti legate con perline e coralli. Una simbologia esplicita , che però poteva venir letta in profondità solo da chi conosceva la corrispondenza dei simboli con l’escatologia cristiana. Se il punto di partenza può essere simile il risultato di Salvatore Santoddì ha un accento completamente diverso, la sua mediterraneità impregna le tele e ne fa trasudare una grandissima forza vitale.

Ma non voglio mettermi a spiegare i quadri dell’artista, che peraltro hanno già da soli un ‘ottima leggibilità; se l’artista lo vorrà racconterà lui direttamente le sue idee e la filosofia che sottende alla scelta sia dei quadri che dei titoli. Le opere vivono ormai di vita propria e non hanno bisogno di commenti, al massimo dell’interpretazione che ogni spettatore si sente di dare loro nella propria interiorità.


Giuliana Mazzola

La città contingente, oil on canvas, 100x100, 2007





Le mostre

 

 

 2007

 

Caltagirone


Aperta fino al 29 novembre, la personale allestita al Museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane, dal significativo titolo "Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico", presenta le ultime opere dell'artista siciliano, in cui domina il tema floreale, inteso come intima costruzione di un giardino mistico interiore e segreto.
Nella suggestiva serie di lavori che costituiscono il percorso espositivo, l'artista rivela una profonda introspezione attraverso la quale, partendo dall'osservazione del suo luogo d'origine, la Sicilia, egli ritrova una ricchissima stratificazione di culture differenti e spesso contrapposte, da quella greca e normanna, appartenente alla storia siciliana, fino a toccare i principi fondamentali delle religioni orientali, e in particolare del buddhismo: un incontro perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui nelle immagini del passato, ritratto nelle chiese e nelle cattedrali che appaiono in ricostruzione, compare la visione del futuro.
Secondo il testo del catalogo, è l'occhio, "il più spirituale degli organi umani", ad oltrepassare il rapporto spazio/tempo, procedendo in una ricerca interiore dove personaggi e ambienti assumono un valore spirituale e contemplativo, una sorta di migrazione verso nuovi orizzonti, intrapresa per dimenticare il dolore del vivere.
Curato da Vitaldo Conte, il catalogo che accompagna la mostra narra la storia artistica e intellettuale di Salvatore Santoddì, illustrando le complesse sfaccettature delle sue opere, dove la spiritualità, il sogno, la memoria, la mistica si materializzano, imprevidibilmente, in immagini e ritratti.
Elisa Mino 












Due ma non due
Personale di Salvatore Santoddì
Museo Civico delle Ville Storiche Siciliane e Caltagironesi
Via Santamaria di Gesù , Caltagirone (CT)
Fino al 29 novembre 2007
Orario: dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 13.30 e
dalle 16 alle 19; domenica dalle 9.30 alle 12.30 e
dalle 16 alle 19; lunedì chiuso



2008 

Milano 

 

Le Opere piu' recenti di Salvatore Santoddi' allo Spazio Entroterra
Due ma non Due: Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico
Un artista ispirato ai molteplici significati della sua terra, la Sicilia
La mostra, già presentata con successo presso i Musei civici di Caltagirone, presenta gli ultimi lavori di Santoddì la cui pittura è incentrata sull’elemento floreale (loto bianco, rosa rossa, ghirlande), inteso come “costruzione interiore e segreta di un giardino mistico”, che allude in un certo qual modo alla stessa condizione esistenziale dell’uomo. Per l’occasione sarà presentato un catalogo curato da Vitaldo Conte, che ci racconta il percorso artistico dell’artista.
Una visione mistica, dunque, collocata nel contesto natio, la Sicilia, in cui i personaggi sono quasi sempre sospesi e immersi nel paesaggio che li comprende come parte integrante, avvolti nella spirituale ricerca di se stessi. Qui “L’occhio, il più spirituale degli organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall’inizio appare come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore Santoddì” (D. Amoroso, dal testo in catalogo).
La profonda sensibilità dell’artista emerge dalle sue tele: in esse si riconosce una stratificazione di culture, a partire da quella greca e normanna, che tanto prosperò in terra siciliana, fino a quella buddista. Un mix perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui attraverso i segni del passato (chiese madri, cappelle, cattedrali che rinascono in cantieri con gru) si possono leggere i semi del futuro. Così corpi femminili navigano sospesi in contemplazione, lungo vaste distese di verde sulle vestigia delle vecchie culture, alla ricerca del proprio cammino, come fanno gli uccelli migratori che si spostano in luoghi molto lontani, nell’illusione di approdare in nuovi lidi e cancellare la condizione dolorosa del vivere.
Fabio Calderola

Due ma non due. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico  
Dal 1 marzo al 17 aprile
Inaugurazione: 1 marzo alle ore 17:30, con la presenza dell’artista
Associazione Culturale Entroterra
Via Biancospini 2, Milano
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle19 e
sabato dalle 11 alle 19
Ingresso libero


Flowers, dyptic, oil on canvas (50x150+50x150), 2006

ARTE LAB


Salvatore Santoddì. DUE MA NON DUE
Allo Spazio Entroterra di Milano gli ultimi lavori dell’artista siciliano: “Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico”
a cura di Redazione, il 21/03/2008
Ha inaugurato presso lo spazio Entroterra la mostra personale di Salvatore Santoddì dal titolo “DUE MA NON DUE. Fiori bianchi e rosa rossa nel giardino mistico”. L’esposizione, in programma fino al 17 aprile 2008, presenta gli ultimi lavori di Santoddì, la cui pittura è incentrata sull’elemento floreale (loto bianco, rosa rossa, ghirlande), inteso come «costruzione interiore e segreta di un giardino mistico» che coinvolge in un certo qual modo la stessa condizione dell’uomo.
 
Il percorso artistico di Santoddì nella critica di Vitaldo Conte
Per l’occasione è stato presentato un catalogo curato da Vitaldo Conte, in cui quest'ultimo racconta il percorso artistico dell’artista: «L’ultima pittura d’immagine può divenire pratica creativa di mistica, attraversando dialettiche linguistiche imprevedibili (come con la fotografia) e maschere figurali, che liberano visivamente i percorsi meditativi dell’autore. Nello stesso tempo “memorizza” istanze mitiche e movimenti del sogno, emergenti come apparenze sulle stesure narrative della tela. Queste direzioni sono “presenze” nel lavoro del giovane pittore siciliano Salvatore Santoddì che fa coincidere il momento dell’arte con quello del discorso interiore» (dal testo in catalogo).

«Il rapporto spazio/tempo come uno degli enigmi più affascinanti e importanti»
«Una visione mistica, dunque, che ha luogo nel suo paesaggio natio, la Sicilia, in cui i personaggi sono quasi sempre sospesi e immersi nel paesaggio che le comprende come parte integrante, avvolti nella spirituale ricerca di se stessi. Qui «L’occhio, il più spirituale degli organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua imperscrutabile profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall’inizio appare come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore Santoddì» (Domenico Amoroso, dal testo in catalogo).

Nelle tele dell’artista siciliano un mix perfetto di spiritualità e paesaggio
Una profonda sensibilità dell’artista che emerge osservando le sue tele intrise di introspezione: in esse si riconosce una stratificazione di culture, a partire da quella greca e normanna, che tanto prosperò nelle terre siciliane, fino a toccare i principi fondamentali delle religioni orientali, in particolar modo quella buddista. Un mix perfetto di spiritualità e paesaggio, in cui attraverso i segni del passato (chiese madri, cappelle, cattedrali che rinascono in cantieri con gru) si possono leggere i semi del futuro.
Così corpi femminili navigano sospesi in contemplazione, lungo vaste distese di verde, sui cimeli delle vecchie culture, alla ricerca del proprio cammino, come fanno gli uccelli migratori che si spostano in luoghi molto lontani, nell’illusione di approdare in nuovi lidi e cancellare la propria dolorosa condizione del vivere.

S. T., oil on canvas, 120x150, 2006